Facebook può chiudere?

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Gli ultimi eventi relativi a Cambridge Analytica, memo interni tra manger, trafugati ed estrapolati dal contesto, il tracciamento delle telefonate fatte e degli SMS/MMS inviati su Android (Apple o Google fanno la stessa identica cosa ma a loro è perdonato), le scuse ai media che a loro volta sono diventati paladini della nostra privacy grazie ai tanti giornalisti che hanno fatto interi servizi su come eliminare il proprio account o come scaricare il proprio log. Tutti, ma proprio tutti, hanno voluto esserci nel dare contro a Facebook ed il suo patron Mark Elliot Zuckerberg.

Personalmente non ho nulla contro Facebook, è una nostra scelta iscriversi, decidere cosa postare o su cosa fare like. Se adesso ci preoccupiamo di quello che loro sanno di noi, forse dovremmo incolpare noi stessi per non aver saputo gestire le nostre informazioni e quanto incautamente le regaliamo a chiunque ci dia uno strumento che sollazzi il nostro narcisismo. È la voglia di dire tutto di noi a chiunque in quel momento passi per la strada, un nostro vecchio compagno, una persona che non vediamo da anni, siamo felici se qualcuno che non conosciamo ci chiede l’amicizia siamo i primi ad accettare quando ci invitano a fare un test sui nostri gusti o il nostro modo di essere e pubblichiamo i risultati perché tutti li possano vedere.

Facebook fa business, come altri social o servizi gratuiti (la lista è lunga). Di qualcosa queste aziende devono campare, lo fanno sul tracciamento dei nostri gusti, il dove siamo, cosa facciamo durante il giorno, con chi siamo amici e di cosa parliamo, quello che mi chiedo è…

Perché ce ne accorgiamo solo in queste situazioni?

Facebook ha certamente sbagliato, l’errore è stato quello di non essere attento a dove e come i dati che sono stati raccolti siano stati usati o se chi li aveva raccolti li ha ceduti ad altri. Secondo una serie di accordi, quest’ultima parte non poteva essere fatta, anche se ancora non risulta molto chiaro, chi ha raccolto i dati non avrebbe dovuto darli a terzi, Facebook può avere davvero colpe legali?

Questo post, come dice anche il titolo non vuole occuparsi di questo aspetto della vicenda, della quale per altro tutti hanno detto qualcosa, ma si chiede nella sostanza una cosa…

Se dovesse esserci un qualche evento o scandalo che dovesse portare realmente alla chiusura di un colosso come Facebook, cosa capiterebbe intorno a noi?

Forse pensate che non ci sarebbe un impatto nella vita di tutti i giorni, semplicemente la gente non avrebbe più una piattaforma sulla quale pubblicare la foto del giorno per dimostrare quanto si è felici, lo stato o il gattino buffo. Ce ne faremo una ragione e passeremo ad un’altra piattaforma pronta a prendere il suo posto.

Se invece pensiamo a quante persona oggi grazie a Facebook fanno business? Intere aziende vivono delle informazioni che comprano da loro, hanno servizi legati agli utenti iscritti sul Social Network, oppure chi, grazie ai gruppi, gestisce intere organizzazioni o piccole realtà, piccoli imprenditori che vendono i loro servizi e che tengono i contatti tramite questo strumento, i negozi che hanno allargato le loro vendite grazie alle loro pagine dove lanciano offerte, fanno promozione sono in grado con poco sforzo di arrivare al cliente tipo. Non possiamo non ricordare gli influencer che vivono e guadagnano grazie a Facebook, YouTube, Instagram, Musically e chi più ne ha più ne metta.

Quanti di voi tengono contatti tramite gruppi o hanno il like su pagine per avere informazioni sempre aggiornate su spettacoli, concerti, mostre, eventi vari?

A questo punto, Facebook può fallire? Può chiudere? Quanto tempo sarebbe necessario per sostituirlo? Quanto sforzo e quali perdite saremo disposti a sopportare per evitarne la chiusura?

Sono tutte domande alle quali sarebbe utile cominciare a dare una risposta, non è solo una piattaforma sulla quale condividiamo qualcosa, è penetrato nel nostro tessuto sociale talmente in profondità che spesso non capiamo come sia possibile farne senza. Se ci guardiamo attorno, oggi non capiamo come sia possibile usare internet senza Google o fare una telefonata senza avere uno smartphone, o mandare un messaggio senza WhatsApp, arrivare in un posto senza Google Map. Se poi devo vedere una serie TV come faccio senza NetFlix o se devo compare qualcosa non lo compro se non lo trovo su Amazon.

Ecco come hanno lavorato queste società, sono arrivate alla radice, hanno raccolto i nostri desideri e li hanno trasformati in bisogni, sono in grado di indirizzare le scelte su cosa mangiare, dove comprare e recentemente cosa votare.

So che questo articolo è uno tra i tanti, adesso l’opinione pubblica è allarmata ma sappiamo che proprio grazie ai social network questo presto passerà perché ci sono altri stati da pubblicare, nuove foto e nuovi gattini.

Nulla è gratis, se lo è, semplicemente lo stai già pagando con qualcosa di tuo o a scapito di altri.

Ne riparliamo la prossima volta che scopriremo, a nostra sorpresa, che questi signori sanno tutto di noi e possono decide tanto nella nostra vita.

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Roberto Beccari
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Roberto Beccari

Mi chiamo Roberto, da più di 20 anni mi occupo di programmazione e usabilità, inoltre sono un fanatico della tecnologia. In questo blog parlo di quello che faccio, di come lo faccio e descrivo il mio modo di vedere il mondo attorno a me. Se vuoi conoscermi e scambiare idee, la mia mappa è sempre pronta per essere estesa anche alle idee degli altri.

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