Riposa in pace nel Metaverso

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Immagina di copertina > by zero take on Unsplash

Qualche anno fa fece scalpore la storia di una madre che dopo la morte del figlio per un incidente continuò a postare sui social come se fosse lui a farlo. Disse che è quello che lui avrebbe voluto. Non è finita bene in quanto il marito era contrario e si andò per via legale per far chiudere l’account Facebook. Purtroppo, non è stato l’unico caso. Non posso immaginare il dolore di questa madre quindi non posso darle contro a priori o essere dalla sua parte.

In questo post voglio evidenziare un problema che sembra sempre più si sta facendo notare dal basso e potrebbe diventare qualcosa di “reale” senza poterci far nulla.

Nel 2015, Henrique Jorge, sviluppatore di software e imprenditore portoghese, ha fondato un social network chiamato ETER9. Il suo progetto promette ai propri utenti la creazione di un Avatar che impara ad emulare la propria personalità raccogliendo ed elaborando i post e i commenti che vi vengono pubblicati. Più pubblichi, più la macchina apprende. Alla fine, sarà in grado di raggiungere una certa autonomia.

Ecco, da qui in poi vedo il problema (se così possiamo definirlo). Stanno arrivando i Metaversi, vediamo chi inizia e dove si vorrà arrivare, la notizia è ancora fresca, non solo Meta/Facebook ha proposto la sua visione ma anche Microsoft, e altri arriveranno. Probabilmente con il tempo il progetto si unificherà, ma è una strada ancora lunga da percorrere quindi ne parleremo più avanti.

Se pensiamo ad un Metaverso come ad un’esperienza vissuta in modo virtuale, un mondo ideale (capiremo poi per chi) con regole diverse, allora possiamo accettare che il progetto di ETER9, o simili, abbia un senso. Una realtà alternativa dove chi non c’è più, possa rimanere online per poterlo incontrare quando vogliamo.

L’effetto che otteniamo è alla UPLOAD, serie Amazon Prime nelle quale in un futuro (non molto distante da noi) le persone possono scegliere di caricare la loro coscienza in una vita digitale e lì continuare a vivere. La serie ve la consiglio caldamente, mostra quali potrebbero essere i lati postivi e negativi di questa nuova frontiera dell’esistenza.

Riflettiamo adesso sulla realtà delle cose. Se abbiamo persone che mantengono attivi profili social di scomparsi, se abbiamo imprenditori che ci permetteranno di insegnare ad un avatar come essere noi e caliamo tutto in un mondo dove tutto è possibile, il risultato sarà scontato.

C’è chi si è anche preoccupato di variare il classico RIP (Rest in peace/Riposa in pace) con il nuovo e più in linea con l’idea, RIP (Rest in pixel).

Sì, vi direte, c’è ancora tanta strada da fare. No, è già da qualche anno che la strada è stata intrapresa e si corre molto veloce.

Artisti virtuali

Purtroppo per voi la tecnologia e le idee, soprattutto se diventano un business e ci si guadagna, corrono molto più veloci di noi. L’anno scorso è stato presentato il nuovo show olografico di Whitney HoustonAn Evening With Whitney” che è partito qualche settimana fa a Las Vegas. Se non lo ricordate, Whitney Houston ha lasciato questo mondo fisico l’11 febbraio 2012. Questo è ciò che vuole Pat Houston, sua cognata e manager, ha detto che era quello che Whitney avrebbe voluto fare e quindi lei si è impegnata a realizzare il suo sogno. Tralasciando il fatto che la cognata con questo tour perenne sta guadagnando molto bene.

Il Washington Post dice:

Ciò che è stato ritagliato con “Whitney” è più di uno spettacolo: è uno scorcio di un futuro, uno in cui gli artisti defunti continuano a vivere, non solo nelle traballanti riprese di YouTube, ma in piena presenza. In un certo senso, l’ologramma di Houston rappresenta niente di meno che la capacità della tecnologia di trascendere il tempo e la mortalità marginale, anche se solo per 80 minuti mentre salta su “I Wanna Dance With Somebody” sulla Strip di Las Vegas

https://www.washingtonpost.com/technology/2021/10/29/whitney-houston-hologram-concert-innovations/

Ma non è l’unica. Artisti come Twenty One Pilots, Lil Nas X e Travis Scott stanno riscuotendo enormi successi con il loro virtual tour su Fortnite e Roblox.

A questo punto, non abbiamo più freni, il Metaverso apre le porte a qualsiasi cosa, unificherà le sperienze virtuali che nel mondo reale non possono essere realizzate, tutto sarà virtualmente possibile.

I Meta Umani sono già tra di noi

In Cina gli influencer virtuali o più precisamente i Meta-Umani, cioè coloro che esistono solo su un profilo social ma non nella realtà, hanno molti più seguaci degli influencer che abitano il nostro mondo fisico.

Ecco Ayayi, la prima influence totalmente digitale e supportata da un’intelligenza artificiale in grado di interagire con gli utenti.

Ayayi

I Meta Umani, hanno un sacco di vantaggi, non cambiano mai, sono adattabili nel tempo, attivi 24 su 24, costano meno, possono cambiare aspetto a loro piacere, taglio di capelli, colore, ecc. Sempre perfetti come i social pretendono.

Conclusioni

Quindi alla nostra morte potremmo decidere di diventare virtuali? Saremo una copia di noi stessi?

Sarà di certo interessante da scoprire, ma forse qualcosa domanda su cosa sia eticamente giusto dovremmo forse porcela. La mia prima domanda è, che prezzo ha l’etica.

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Roberto Beccari
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Roberto Beccari

Mi chiamo Roberto, da più di 20 anni mi occupo di programmazione e usabilità, inoltre sono un fanatico della tecnologia. In questo blog parlo di quello che faccio, di come lo faccio e descrivo il mio modo di vedere il mondo attorno a me. Se vuoi conoscermi e scambiare idee, la mia mappa è sempre pronta per essere estesa anche alle idee degli altri.

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