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L’Intelligenza Artificiale e il Diritto d’Autore: Innovazione o Sfruttamento?

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Stiamo notando in questo periodo un proliferare di immagini, in stile Studio Ghibli, dal classico avatar a scene più strutturate, questo senza tenere conto del lato creativo e di quanto questo stile riconoscibile abbiamo avuto una sua evoluzione che lo ha distinto nel tempo, vedi opere come La città incantata, Il castello errante di Howl, Il mio vicino Totoro e tanti altri.

Queste mode che grazie all’AI si scatenanno in rete, non è il primo, mettono in evidenza un grosso problema.

L’uso dell’intelligenza artificiale nella creazione artistica è un tema sempre più dibattuto, soprattutto dopo l’ascesa di strumenti come ChatGPT, DALL-E e MidJourney. Se da un lato queste tecnologie promettono di democratizzare l’arte e la creatività, dall’altro sorgono dubbi sulla loro autenticità e sul loro impatto sugli artisti. Toshio Suzuki, co-fondatore dello Studio Ghibli, ha espresso scetticismo sull’arte generata dall’AI, sostenendo che essa manchi di autenticità ed emozione umana.

La richiesta di maggiore flessibilità normativa

Le aziende che sviluppano AI, tra cui OpenAI, Google e Meta, chiedono normative più flessibili sul diritto d’autore per poter utilizzare liberamente contenuti protetti durante l’addestramento dei loro modelli. Secondo loro, restrizioni troppo rigide potrebbero ostacolare lo sviluppo di intelligenze artificiali avanzate. Tuttavia, questa richiesta solleva preoccupazioni etiche e legali, in particolare per il rischio di sfruttamento del lavoro artistico senza consenso. 

Le zone grigie della legge

Uno degli aspetti più controversi riguarda l’assenza di regolamentazioni chiare. Il diritto d’autore, infatti, fatica a tenere il passo con l’evoluzione tecnologica, lasciando molte questioni irrisolte. Esistono vere e proprie zone grigie in cui le aziende operano senza che vi siano risposte definitive su cosa sia lecito o illecito. Questo porta a situazioni in cui la protezione degli artisti e l’innovazione tecnologica entrano in conflitto senza una chiara direzione normativa.

Questo genera preoccupazioni etiche e impatto sugli artisti

L’AI generativa solleva numerose questioni etiche, tra cui:

  • Originalità vs. Derivazione – L’AI, addestrata su opere esistenti, rischia di produrre contenuti derivativi, sollevando dubbi sul plagio e sul rispetto del diritto d’autore.
  • Sfruttamento del lavoro artistico – Molti modelli AI vengono allenati usando dati ottenuti senza il consenso degli artisti, minacciando il loro sostentamento economico.
  • Perdita di autenticità – Se l’arte generata dall’AI diventa troppo perfezionata e priva di imperfezioni umane, potrebbe perdere il suo valore emotivo e culturale.

Il ruolo di OpenAI e il futuro dell’arte

OpenAI e altre aziende promuovono l’AI come strumento creativo, ma spesso evitano di affrontare direttamente le implicazioni etiche della loro tecnologia. Questo porta a una serie di domande aperte:

  • L’AI può davvero essere “creativa” o è solo un sofisticato copia-incolla?
  • Come possono gli artisti proteggere il loro lavoro dall’essere usato senza consenso per addestrare modelli AI?
  • L’arte umana diventerà un bene di lusso in un mondo dominato da contenuti generati dall’AI?

Il dibattito è aperto, e il futuro dell’arte nell’era dell’intelligenza artificiale dipenderà dalle scelte normative, dall’evoluzione della tecnologia e dalla capacità della società di bilanciare innovazione e tutela della creatività umana.

Ovviamente lo stesso problema lo abbiamo con opere letterarie, film, musica, ecc.

Mi chiedo sempre se l’unformare porti reali vantaggi o, più realistico, porti noia e disinteresse, se tutti con l’uso dell’AI possono fare tutto e saremo inondati da copie di copie, nulla sarà più interessante e stimolante.

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Roberto Beccari
Pubblicato inAI & BotChatGPTSocial Network

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