Quando clicchiamo “invia” su un messaggio, chiediamo qualcosa a un assistente virtuale o archiviamo una foto nel cloud, raramente ci chiediamo dove vanno a finire quei dati. Eppure, hanno una destinazione fisica: enormi edifici pieni di server e ventilatori, sparsi in tutto il mondo. Sono i data center, il cuore silenzioso ma affamato del mondo digitale.
Negli ultimi anni, questi centri sono diventati strategici per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, dei servizi cloud, della finanza, della pubblica amministrazione. Ma la loro espansione non è priva di conseguenze.
Un’intelligenza (artificiale) sempre più esigente
L’arrivo dell’intelligenza artificiale su larga scala ha cambiato le regole del gioco. Ogni algoritmo di AI, ogni chatbot o modello di linguaggio come quelli che usiamo oggi, ha bisogno di immense risorse computazionali. E tutto questo ha un prezzo: più data center, più energia, più impatto ambientale.
Negli Stati Uniti, i data center già oggi consumano oltre il 4% dell’elettricità nazionale. Alcuni studi parlano di una possibile crescita fino al 12% entro il 2028, trainata proprio dall’AI. Il raffreddamento dei server, poi, richiede milioni di litri d’acqua ogni anno, aggravando lo stress idrico in molte zone.
Data center: cosa sono e cosa comportano
Cos’è un data center?
Un edificio progettato per contenere migliaia di computer (server), cablati tra loro e connessi a internet. Ospita e gestisce dati, applicazioni, siti web, intelligenze artificiali.

Perché servono?
Per ogni email, streaming, pagamento online o richiesta a un assistente AI, c’è un data center che lavora in tempo reale per elaborare e conservare i dati.
Quanto consumano?
- Solo negli USA: 90 terawattora nel 2023
- Raffreddamento: fino a 1 miliardo di litri d’acqua/anno per struttura
- Crescita prevista con l’AI: +200% entro il 2030
Quali impatti ambientali hanno?
- Elevato consumo energetico
- Emissioni di CO₂ (quando alimentati da energia fossile)
- Uso di suolo agricolo o aree naturali
- Carico sulla rete idrica locale
La mappa italiana: tra boom e incertezza
L’Italia è al centro di un nuovo interesse internazionale. Secondo l’Italian Data Center Association, dal 2023 sono stati investiti 5 miliardi di euro, con altri 10 in arrivo entro il 2026. In gioco ci sono decine di migliaia di posti di lavoro, nuovi hub tecnologici e visibilità globale.
Ma l’espansione è caotica. Non esiste ancora una normativa nazionale specifica: ogni Comune decide in autonomia, con esiti spesso contrastanti.
Dove si trovano i principali data center in Italia?
- Milano – Il principale nodo italiano, grazie alla rete MIX (Milan Internet eXchange). Qui operano Aruba, Data4, Equinix e altri player.
- Roma – In forte espansione, con progetti importanti di Microsoft.
- Settimo Torinese – Progetto sospeso dopo la mobilitazione dei cittadini.
- Bollate (MI) – Progetto discusso su area verde agricola.
- Puglia (Brindisi, Lecce) – In fase progettuale, con l’obiettivo di intercettare i cavi sottomarini dal Mediterraneo.
Nel frattempo, il governo ha annunciato l’intenzione di mappare il territorio e identificare le zone più idonee per questi insediamenti, considerando criteri ambientali, rischio sismico e disponibilità energetica. Ma al momento, siamo ancora in una fase grigia.
I giganti globali del cloud
Chi sono i padroni di questi enormi magazzini digitali?
- Amazon Web Services (AWS) Ha data center in oltre 30 regioni nel mondo. In Italia è già operativa a Milano. Non tutti i centri sono alimentati da fonti rinnovabili.
- Microsoft Azure Oltre 200 centri attivi. In Italia è attesa una nuova regione Azure a Roma. Microsoft promette emissioni negative entro il 2030.
- Google Cloud Pioniere della sostenibilità: dal 2007 è carbon neutral. Punta all’uso esclusivo di energia non fossile entro il 2030.
E poi ci sono colossi come:
- Switch (USA) con “The Citadel Campus”, uno dei più grandi al mondo;
- China Telecom (Cina), che gestisce data center mastodontici per l’amministrazione pubblica;
- Yotta (India) e YTL (Malesia) con progetti su scala continentale.
Una questione di equilibrio
Non si tratta di essere “contro” la tecnologia. Ma di chiederci come vogliamo che cresca.
I data center sono ormai diventati un pilastro fondamentale della nostra economia digitale, eppure, in Italia stanno emergendo movimenti e proteste che ne mettono in discussione l’impatto, soprattutto quando questi impianti vengono progettati in aree verdi o senza un confronto con le comunità locali. È un dibattito importante e necessario, perché non possiamo fare finta che il loro peso ambientale non esista. Quello che serve, oggi più che mai, è una visione strategica a livello nazionale: linee guida chiare, un dialogo aperto con i territori coinvolti, e soprattutto la massima trasparenza su cosa consumano questi centri e quali benefici reali portano alle comunità che li ospitano.
In fondo, la vera sfida è questa: conciliare innovazione e sostenibilità, senza sacrificare il paesaggio, l’acqua e l’energia di cui tutti – non solo il digitale – abbiamo bisogno.
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