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Entro il 2025 l’accessibilità digitale diventa legge: le PMI italiane sono pronte?

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Nel corso degli anni ho avuto l’occasione di affrontare l’accessibilità digitale non solo come obbligo normativo, ma come principio fondante della progettazione. Ho scritto un framework e un player video completamente accessibili, e con il mio team abbiamo definito regole e buone pratiche per fare in modo che l’accessibilità non sia qualcosa da “aggiungere dopo”, ma una direzione chiara sin dall’inizio.

Oggi, questo tema non è più riservato ai “più attenti”, ma diventa responsabilità concreta per moltissime PMI. Eppure, quello che ancora manca è consapevolezza: non basta dire “adeguiamo il sito”. Bisogna capire cosa significa, davvero, costruire esperienze digitali inclusive.

In questo articolo provo a fare un po’ di chiarezza su cosa cambia con la nuova normativa, su quali sono gli strumenti per iniziare e, soprattutto, su quanto sia importante non farsi trovare impreparati.


Vi rimando anche ad un altro articolo che ho scritto qualche anno fa https://www.robertobeccari.it/2022/02/18/software-e-accessibilita/ dove elenco ventidue miti da sfatare sull’accessibilità.


Entro il 28 giugno 2025, le piccole e medie imprese italiane dovranno adeguare i propri siti web e servizi digitali alle norme dell’European Accessibility Act, la direttiva europea che punta a garantire l’accesso ai servizi digitali anche alle persone con disabilità. È una rivoluzione silenziosa, ma di grande portata, che sta passando sotto traccia per moltissime aziende.

Non si tratta di un semplice “adeguamento grafico” o di aggiungere qualche etichetta qua e là. L’accessibilità è una questione complessa, che richiede competenze tecniche, progettazione consapevole, e spesso una revisione profonda dell’architettura del sito. Tuttavia, in molti casi, le imprese non ne sono pienamente consapevoli. C’è la percezione che basti poco per essere “a norma”, quando in realtà adeguarsi significa ripensare davvero l’esperienza utente, per renderla fruibile anche da chi utilizza tecnologie assistive, ha difficoltà visive o motorie, o interagisce con i contenuti in modi diversi dal solito.

In Italia, le microimprese (quelle con meno di 10 dipendenti o fatturato sotto i 2 milioni di euro) sono esonerate dall’obbligo, ma tutte le altre – quindi una fetta ampia del tessuto imprenditoriale – dovranno garantire che i loro siti rispettino standard precisi, come quelli delle WCAG 2.1 a livello AA (Web Content Accessibility Guidelines). E qui iniziano le difficoltà: quanti siti web di PMI oggi rispettano davvero questi standard?

I requisiti spaziano dal contrasto visivo dei colori, alla possibilità di navigare un sito solo con la tastiera, fino all’uso corretto dei testi alternativi per le immagini o alla strutturazione semantica delle pagine. Spesso, anche siti esteticamente moderni risultano inaccessibili quando sottoposti a una verifica accurata.

La mancanza di consapevolezza rischia di trasformarsi in ritardo. E il tempo non è molto: adeguarsi richiede non solo interventi tecnici, ma anche formazione interna, aggiornamenti continui e spesso il supporto di professionisti del settore.

A fronte di questi sforzi, però, i vantaggi non mancano. Un sito accessibile non è solo più inclusivo: è anche più usabile da tutti, più performante, spesso meglio indicizzato dai motori di ricerca e in linea con i valori di sostenibilità e responsabilità sociale che stanno diventando centrali anche nel mondo del business.

In questo contesto, l’Italia si sta muovendo, ma non abbastanza rapidamente, servirebbe una campagna di sensibilizzazione più ampia, capace di raggiungere davvero le PMI dove sono: nei loro uffici, nei loro e-commerce, nei loro gestionali artigianali spesso poco scalabili.

Il rischio, altrimenti, è arrivare all’appuntamento del 2025 impreparati, con l’ennesimo obbligo percepito come un’imposizione calata dall’alto. Ma l’accessibilità non è una scocciatura burocratica: è una grande occasione per fare un salto di qualità e rendere il web un luogo davvero aperto a tutti.

Pubblicherò qualche post con indicazioni, suggerimenti e idee su come implementare l’accessibilità in modo concreto dal punto di vista tecnico.

Strumenti utili per testare l’accessibilità del tuo sito

Adeguarsi alle linee guida dell’accessibilità richiede consapevolezza, ma anche gli strumenti giusti. Ecco alcune risorse gratuite (o con versioni gratuite) che puoi usare per iniziare a valutare il tuo sito web:

WAVE – Web Accessibility Evaluation Tool

Un classico nel mondo dell’accessibilità. Analizza il codice HTML e segnala problemi di contrasto, mancanza di etichette, struttura dei titoli e altro, con una comoda interfaccia visuale.

Lighthouse (di Google)

Strumento integrato in Google Chrome, utile per valutare accessibilità, performance e SEO di una pagina. Basta attivarlo da “Ispeziona > Lighthouse”.

AChecker

Permette di testare singole pagine inserendo un URL o caricando un file HTML. Ti dice se il tuo sito è conforme a WCAG 2.1 e ti mostra i punti critici.

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Roberto Beccari
Pubblicato inAccessibilitàInternet

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